Patologie

Frattura della tibia

La tibia, detta anche osso pari, è la più grande delle due ossa (insieme al perone) situata nella parte inferiore della gamba, tra due articolazioni fondamentali, ginocchio e caviglia. Si sviluppa, quindi, in senso longitudinale. Appartiene alla categoria delle ossa lunghe ed è il secondo osso più lungo, dopo il femore. È anche una delle ossa più comunemente fratturate nel corpo. Le due estremità della tibia, prendono il nome di epifisi prossimale (nella parte alta), e di epifisi distale (nella parte bassa), la parte centrale, corpo o diafisi. Sia nella parte superiore che in quella inferiore l’osso risulta essere molto complesso. Nella parte superiore si notano due prominenze chiamate condilo mediale e condilo laterale. Il condilo mediale si trova sul lato interno della gamba, mentre il condilo laterale è sul lato esterno. La superficie dei due condili prende il nome di piatto tibiale. Al centro, il piatto tibiale presenta due piccole ossa, di forma piramidale, i tubercoli intercondiloidei (a cui trovano aggancio il capo terminale del legamento crociato anteriore e posteriore del ginocchio) che servono ad ancorare i due menischi dell’articolazione del ginocchio. Nella parte inferiore, nota anche come mortaio, prende posto il talo (o astragalo), ossia una delle 7 ossa che costituiscono il tarso del piede.

Cause

Le fratture della tibia si verificano solitamente a seguito di una caduta, dopo un salto, oppure quando si ruota la caviglia in maniera sbagliata. Infatti a volte la lesione interessa anche la caviglia e il piede. Da una recente statistica la frattura della tibia distale è molto più frequente rispetto alla tibia prossimale. Esistono poi delle distinzioni: frattura a spirale, frattura obliqua, frattura trasversale e frattura longitudinale. Altra causa di frattura risultano essere gli incidenti stradali, l’osteoporosi oppure la presenza di un tumore osseo (osteosarcoma), in questi ultimi due casi si parla di fratture patologiche.

Sintomi e diagnosi

In seguito ad un trauma riconoscere una frattura non sempre è facile in quanto si potrebbe trattare semplicemente di una distorsione o una lussazione. Anche se una frattura provoca sempre un dolore violento, l’arto si gonfia subito e subentra l’incapacità di movimento. Nei casi più gravi, ossia quando si è in presenza di più fratture (politraumi) si può anche arrivare a subire uno stato di shock. Tuttavia una radiografia potrà confermare di che natura è il trauma.

Trattamento

La cosa necessaria da fare in primo soccorso è cercare di tenere l’arto più fermo possibile attendendo il trasporto in ospedale, in quanto la lesione potrebbe coinvolgere tessuti molli, vasi, legamenti. Una volta in ospedale sarà compito del medico richiedere una radiografia, e, se necessario, procedere con un eventuale intervento chirurgico ed a seconda della gravità della frattura, della sua tipologia e dell’età del paziente valutare se utilizzare un fissatore esterno o una ingessatura classica. L’ingessatura in genere verrà rimossa dopo 30-40 giorni circa. Dopo la rimozione, l’ortopedico potrebbe consigliare il ricorso a un tutore. La guarigione completa, comunque, avverrà soltanto dopo qualche mese poiché la tibia è un osso che non è completamente vascolarizzato. Ovviamente nei pazienti di giovane età il processo di guarigione risulta essere più rapido che nelle persone anziane o in quelle adulte affette da osteoporosi.