Cannabis

Effetti di Cannabis e Marijuana, collaterali e non

Quando si parla degli effetti della Cannabis sulla salute, si tende a mostrare gli effetti negativi che ha come qualsiasi sostanza, compresi i medicinali, e a descriverla esclusivamente come sostanza nociva di cui è facile abusare. Tuttavia, e sebbene possa essere soggetta a consumi problematici e dipendenza, nonché all’evenienza di incombere in reati secondari al suo uso e possesso, la Cannabis e i cannabinoidi hanno soprattutto effetti benefici.

In questo articolo vengono pertanto valutati sia i suoi effetti benefici che negativi, e tenendo anche conto che ciò che può essere un effetto negativo in una certa circostanza, può essere esattamente quanto cercato e aspettato in un’altra, cercheremo di fornire un punto di vista imparziale.

Un aspetto da considerare anche quando si discute degli effetti è il rapporto danno-beneficio, ovvero il confronto tra l’entità del beneficio e gli effetti avversi. Ad esempio, qual è l’importanza data alla secchezza delle fauci nel trattamento con cannabinoidi rispetto alla risoluzione di un’epilessia refrattaria potenzialmente letale? E della sonnolenza temporanea in corso di chemioterapia antitumorale?

È necessario chiarire che non è la stessa cosa fare riferimento agli effetti della Cannabis rispetto a quelli dei cannabinoidi isolati, i principi attivi più importanti della pianta. La pianta contiene anche altri composti, i terpeni, che oltre ad essere responsabili dell’aroma della pianta, hanno effetti che completano o modulano quelli dei cannabinoidi.

Sostanze ed effetti, introduzione e punto di vista

A rigor di logica e termini, non possiamo parlare propriamente di “sostanza”, poiché la Cannabis è una pianta. In ogni caso sarebbero “le sostanze” quelle a cui fare riferimento, poiché ci sono molti composti che entrano nel corpo quando si consuma Cannabis, molti dei quali influenzano l’effetto di ognuno degli altri.

La designazione di un effetto come benefico o dannoso e come ricercato o indesiderato dipende dalla situazione e dallo scopo per cui si stia consumando Cannabis. Pertanto, una sorta di disturbo della memoria è l’effetto ricercato nel Disturbo Post-Traumatico da Stress (TSP), poiché riguarda la persona che deve essere in grado di dimenticare e/o staccarsi emotivamente dalla situazione traumatica, ecco quindi come un effetto dannoso diventa benefico.

Cause e fattori scatenanti gli effetti della Cannabis

Prima di addentrarci in quali siano gli effetti del consumo di Cannabis, è necessario spiegare che esistono decine di casi differenti in cui aspettarsi o meno un effetto.

Effetti dipendenti dalla modalità d’assunzione

Ovviamente, gli effetti della Cannabis sono differenti a seconda di quale sia la modalità di assunzione. Sicuramente, in futuro, man mano che la tecnologia applicata a questi prodotti progredirà, potrebbero esserci più vie di somministrazione come colliri e soluzioni iniettabili. Per ora le vie di somministrazione sono quelle note.

  • Per il tratto respiratorio (per inalazione):
    • Inalazione di fumo risultante dalla combustione di fiori e foglie (fumando un joint tradizionale o tramite l’utilizzo di un bong);
    • Inalazione di vapore (con dispositivi speciali come i vaporizzatori);
  • Per via orale o digestiva (tramite l’ingestione con preparazioni a base di olio o veri e propri alimenti come la nota space cake).
  • Per via percutanea (applicazione sulla pelle di cerotti e creme).
  • Per assorbimento sublinguale (spray e tinture sublinguali specifiche).
  • Per via rettale (attraverso l’uso di supposte).

La scelta di una specifica modalità di assunzione e quindi di un percorso viene effettuata tenendo conto di diversi aspetti. Alcuni sono scelti per ottenere un effetto sistemico come per il trattamento di epilessia, malattie neurodegenerative, nausea e vomito, TSP, disturbi immunitari e dolore cronico, e in genere sono i percorsi di inalazione, orale, sublinguale e rettale.

L’uso topico è considerato di prima scelta nel trattamento di disturbi della pelle come l’acne o alcuni disturbi maggiori che si manifestano a loro volta attraverso la pelle come la psoriasi. Tuttavia, applicazioni locali possono anche essere usate in caso di dolori muscolari o articolari localizzati.

Infine, in alcune condizioni cliniche, può essere necessario o più utile utilizzare la via sistemica e topica in modo complementare, come nell’osteoartrite e nella poliartrite reumatoide.

Ogni via presenta un esordio e una durata d’azione diversi. Questi parametri devono essere presi in considerazione quando si definisce una strategia terapeutica. La via di inalazione ha un rapido inizio di azione e durata dell’effetto breve, quindi è necessario ripetere frequentemente le dosi. Al contrario, il tratto digestivo ha un inizio lento, essendo in grado di prolungarsi ed essere inavvertito fino a due ore, ma la durata dell’effetto è di molte ore, quindi la somministrazione può anche essere fatta di una singola dose giornaliera.

Ogni via di somministrazione ha i suoi pro e contro, utilità e applicazioni, ma il percorso respiratorio mediante combustione non è decisamente una forma di somministrazione consigliabile per lo stesso motivo per cui non lo è il fumo ottenuto dal tabacco: produce composti cancerogeni e induce ad altri problemi di salute.

Effetti dipendenti dallo stato di salute mentale

A seconda che si somministri Cannabis a un individuo con un determinato stato di salute mentale pregressa si avranno effetti differenti. Non vi è molto sui cui riflette poiché gli stati mentali di base possono essere soltanto due.

  • Struttura psicopatologicamente sana.
  • Struttura psicopatologica vulnerabile o malata.

Questo aspetto non è affatto secondario. L’azione della Cannabis e dei cannabinoidi, in particolare il THC, non è la stessa in entrambe le strutture psicopatologiche. Ad esempio, il temuto effetto “schizofrenizzante” attribuito ad essa (e che sarà discusso più avanti), non si verifica in tutte le persone ma in coloro che hanno vulnerabilità di fondo, essendo in grado di anticipare l’insorgenza della malattia.

Nonostante i rischi del consumo di THC da parte di persone con determinate vulnerabilità, alcuni cannabinoidi come il CBD hanno effetti terapeutici su alcuni disturbi di salute mentale quali ansia, depressione, attacchi di panico e psicosi, cioè nelle persone che hanno un disturbo mentale di base.

Pertanto, per considerare il rischio dell’insorgenza di disturbi mentali, non viene considerata solo la struttura mentale di base, ma anche l’associazione cannabinoidi tra loro. Varietà di elevata potenza psicoattiva hanno maggiori probabilità di dare effetti negativi nella sfera mentale se combinate. A questo dobbiamo aggiungere che dipenderà anche dalle dosi utilizzate: i casi di persone che avevano precedentemente usato la Cannabis in molte occasioni a scopi ricreativi senza effetti negativi non sono rari e che a fronte di una dose eccessiva hanno avuto episodi psicotici transitori.

In base alla nostra esperienza didattica, desideriamo chiarire che l’uso della Cannabis a scopi medicinali da parte di una persona con una struttura psicopatologicamente vulnerabile, sebbene debba essere gestita con grande cautela, non è detto che sia necessariamente accompagnato da effetti avversi.

Infine, dovrebbe essere presa in considerazione anche la possibilità di reazioni idiosincratiche: reazioni che non sono previste o caratteristiche del prodotto, ma che in alcune persone possono avere effetti imprevedibili. Per tutto quanto appena detto, si raccomanda che le persone che inizino a consumare la Cannabis, per qualsiasi scopo, ne facciano un uso iniziale a basse dosi e, se necessario, aumentino lentamente fino a trovare la dose appropriata per le proprie necessità con il minor numero di effetti negativi.

Effetti dipendenti dallo scopo d’uso

È interessante mostrare che gli effetti possono anche essere diversi a seconda del tipo di utilizzo. E di tipologie di utilizzo ne abbiamo due piuttosto intuitive e ovvie.

  • Medicinale, in caso di malattia e quindi con obiettivi terapeutici.
  • Non medicinale, quindi a scopo ricreativo.

Per diversi motivi che includono il prodotto stesso, la forma di somministrazione e le dosi, la patologia da trattare, la suscettibilità agli effetti della Cannabis di persone diverse, durante l’uso medicinale ben condotto, gli effetti che sono riconosciuti nell’uso non medico di solito non si verificano. Questo è il tipico caso della dipendenza.

Allostesso modo gli effetti psicoattivi possono essere evitati anche quando si usa il THC.

Effetti dipendenti dal contesto in cui si consuma e dalle aspettative

Questi effetti sono anche correlati a quanto detto nei paragrafi precedenti, ma si riferiscono soprattutto agli aspetti della persona e al contesto di utilizzo in un determinato momento. Gli effetti della Cannabis non saranno gli stessi in un contesto sicuro, un luogo piacevole e quando il consumatore sia accompagnato da persone con una buona armonia, piuttosto che in uno scenario di proibizione e censura (come in presenza di polizia nelle circostanze).

La possibilità di un effetto avverso con il rischio del verificarsi di situazioni di persecuzione di reato è maggiore.

Per quanto riguarda le aspettative, ad esempio, non è consigliabile utilizzare la Cannabis se si temono conseguenze o si hanno paure negative perché aumentano la probabilità di effetti avversi della sfera psicologica.

Effetti dipendenti dall’origine delle sostanze

Esistono diversi effetti, tolleranza e rischi diversi per questi quattro tipi di prodotti nell’uso medicinale e non medicinale, ovviamente ogni tipo di provenienza avrà i suoi pro e contro.

  • Cannabinoidi naturali in estratti vegetali.
  • Cannabinoidi naturali purificati in preparati artificiali.
  • Cannabinoidi sintetici in formulazioni farmaceutiche.
  • Cannabinoidi sintetici a scopo ricreativo (clandestini).

I prodotti sintetici sono quelli con i maggiori rischi ed effetti avversi, alcuni dei quali possono essere gravi e con un rischio vitale a causa dei loro effetti cardiovascolari. Questo è il caso dei cannabinoidi sintetici usati a scopi ricreativi che compongono una serie di stupefacenti e vere e proprie droghe. Anche i cannabinoidi sintetici già accettati come medicinali (dronabinol, nabilone) hanno effetti avversi, ma non presentano lo stesso rischio di quelli del mercato clandestino.

Gli effetti della Marijuana sulla salute

Come puoi vedere, parlare degli effetti non è così semplice o assoluto come di solito si crede. Oltretutto, come accennato, Cannabis e Marijuana sono concettualmente due cose diverse, lo ripetiamo qualora ve lo siate perso: la Cannabis rappresenta l’intera pianta, è la semplificazione del nome scientifico della pianta di Canapa, la Marijuana è invece intesa come i fiori della pianta, quelli che abitualmente si fumano.

Parlando di effetti, generalmente, si fa riferimento agli effetti della Marijuana, anche se le altre parti della pianta di Canapa hanno comunque delle proprietà in grado di alterare determinati stati.

Gli effetti avversi che generano maggiore preoccupazione sono spesso utilizzati contro la legalizzazione della Cannabis, ragion per cui è bene conoscerli a fondo per potersi opporre alle tante menzogne che vengono veicolate per fare ostruzionismo.

Di seguito vengono discussi alcuni degli effetti sulla salute della Cannabis che destano preoccupazione per il suo uso. Dalla pratica clinica, dagli studi fatti e dalle sperimentazioni cliniche con Cannabis medica, si può dire che a seconda del tipo di utilizzo che viene fatto, della condizione precedente del paziente, del tipo e della dose di cannabinoidi utilizzati, questi effetti possono verificarsi o meno, essere dannosi o meno… proprio come accennato nei primi capitoli.

La dipendenza

Questo è ad esempio il caso della dipendenza chimica. Il potenziale di dipendenza della Cannabis è stato stimato al 9% (molto meno rispetto a quello di qualsiasi altra sostanza psicoattiva, incluso quello di molti farmaci psicoattivi ad uso terapeutico diffuso come le benzodiazepine). Lo sviluppo della dipendenza da Cannabis è verificato quasi esclusivamente nell’uso negli adulti, ma quasi mai in corso di un trattamento medicinale e ancor meno se il trattamento è condotto correttamente, nonostante in alcune terapie i preparati contengano THC, il cannabinoide a cui è attribuita la maggior dipendenza. In questi casi, in generale, non solo la dose non tende ad essere aumentata per ottenere lo stesso effetto a causa della tolleranza, alla base del fenomeno della dipendenza, ma con il miglioramento dei sintomi, i pazienti tendono a diminuire o interrompere il loro uso di Marijuana senza avere segni clinici e sintomi di astinenza.

In generale, l’uso di cannabinoidi e anche quello degli oppiacei sono è riservato a malattie gravi con grandi sofferenze per i pazienti e le loro famiglie. La impostazione culturale sembra mal tollerare il fenomeno della dipendenza fisica alle sostanze psicotrope anche nel contesto della malattia. Bisogna dunque pensare che anche quando si instauri questa dipendenza il ragionamento da fare è in termini di costi-benefici, per cui alleviare sofferenze di un malato terminale potrebbe essere molto più importante della pura questione etico-morale del non indurgli dipendenza da uno stupefacente.

Il consumo di altre droghe

Il legame tra l’uso della Cannabis e il consumo di droghe più pericolose, ciò che è noto come “fenomeno dell’arrampicata” o in inglese “gateway” merita numerosi commenti. Innanzitutto, sebbene il fenomeno del consumo o dell’associazione di droghe esista e sia documentato in medicina e psicologia, la quantità di persone che hanno usato la Cannabis e poi iniziano ad usare altre droghe è molto più bassa rispetto a quelle persone che invece si limitano al consumo di Marijuana per tutta la vita.

In secondo luogo, sebbene sia vero che molte persone che usano cocaina, eroina, metanfetamine o altre droghe, in precedenza usavano la Cannabis sotto forma di Marijuana, nella stragrande maggioranza dei casi il passaggio all’uso di altre droghe non sarebbe correlato agli effetti della Cannabis, ma piuttosto a quello che è stato chiamato “effetto gondola” per fare riferimento ai mercati sovrapposti di diversi farmaci; come succede quando andiamo al supermercato con l’idea di acquistare alcune cose e finiamo per comprare più di quanto necessario perché veniamo stimolati dall’offerta di altri prodotti, succede che alle persone che usano la Cannabis quando “fanno shopping” vengono offerte altre droghe e così inizia la sperimentazione con altre sostanze più avvincenti e pesanti. Tutto ciò è stato empiricamente dimostrato in Olanda grazie alla separazione dei mercati (grazie alal legalizzazione della Cannabis) che ha comportato la diffusione dei coffee shop abilitati a vendere la sola Marijuana. Mentre nei paesi in cui vi sono sovrapposizioni di mercati, il picco dell’età di consumo delle droghe pesanti come la cocaina, le anfetamine, l’eroina, ecc., è compreso tra 22 e 25 anni, in Olanda questo gruppo ha un’età media di 38 anni.

D’altra parte, questo fenomeno è anche spiegato dall’uso improprio di alcuni studi statistici, quelli che sono stati condotti in centri di trattamento farmacologico con una popolazione che ha un uso problematico di farmaci con casi di poli-consumo di droghe. L’errore è che una verità parziale è stata generalizzata all’intera popolazione di consumatori di Cannabis. La stragrande maggioranza dei consumatori di droghe ha provato tutte le droghe, e lo studio non è stato condotto su tutti i consumatori di Cannabis e Marijuana (dove avrebbero riscontrato che la stragrande maggioranza resta ferma a questa tipologia di “sballo”) ma solo su quelli con problemi legati alle droghe pesanti, quindi in centri di recupero.

Infine, ci sono alcune persone che hanno una sorta di appetito o voracità per i componenti chimici e cercano, testano e consumano tutti i tipi di sostanze che potrebbero potenzialmente alterare il loro stato di coscienza o consentire loro di sperimentare qualche effetto. Hanno un comportamento di ricerca attivo e quindi esplorano il mondo delle droghe nel loro entusiasmo per scoprire nuove sensazioni attraverso sostanze chimiche. Ovviamente questi casi hanno anche usato la Cannabis, questo -ovviamente- non vuol dire che siano stati portati a fare uso di altre droghe da quest’ultima.

C’è un progressivo accumulo di prove documentate da reali casi umani e prove pre-cliniche che punta nella direzione opposta: la Marijuana potrebbe addirittura essere una droga d’uscita. Questo è ciò che è stato chiamato “effetto di sostituzione”, a cui fanno riferimento autori come A. Reiman e P.Lucas, che hanno dimostrato in studi osservazionali che oltre il 50% dei dipendenti da alcol, cocaina, eroina e tabacco, cessano di consumare questi prodotti o riducono le dosi sostituendole con la Cannabis. Questo effetto e il potenziale uso medico nei disturbi da dipendenza, sono stati più volte sottoposti a sperimentazione clinica per valutare questo potenziale con criteri scientifici. In effetti, un team capitanato da JC. Bouso e altri sei ricercatori di diverse discipline della Medical School of Uruguay, è stato progettato un protocollo clinico già stato approvato dal comitato etico, per favorire l’uscita dal consumo di sostanze stupefacenti e droghe pesanti ad opera di un consumo controllato di Cannabis.

Problemi mentali

Un altro degli effetti molto discussi e che va contro la legalizzazione è la questione della relazione tra uso di Cannabis e l’insorgenza di depressione e psicosi schizofrenica tra le più preoccupanti condizioni mentali potenzialmente innescate.

Per quanto riguarda la schizofrenia, sebbene le controversie e la pubblicazione di articoli in un certo senso e in un altro persistano, possiamo affermare che questo non è un caso basato su prove epidemiologiche: i tassi di prevalenza del consumo di Cannabis sono aumentati notevolmente, ma non quelli della schizofrenia, che rimangono tra l’1-2% in base alle diverse culture e ai diversi paesi. Se ci fosse una relazione causale, dovrebbero anch’essi aumentare in maniera direttamente proporzionale.

Il rischio di incidenza di questi effetti dannosi non può essere stabilito in una relazione causa-effetto lineare. Gli effetti dipendono dalla struttura psicopatologica sottostante della persona, cioè dalla vulnerabilità precedente, ma ci sarebbero anche almeno altri due fattori aggiuntivi da considerare:

  • la prima, età all’inizio del consumo,
  • la seconda, composizione di ciò che è stato consumato.

La Cannabis potrebbe essere un fattore scatenante: il giovane ha già la predisposizione e presenterà l’evidenza a un certo punto della sua vita, ma l’inizio precoce nell’uso della Cannabis porrebbe in evidenza prima la sua condizione latente. Questa azione è dovuta all’effetto psicotomimetico della Cannabis contenente THC; contrapposti a quelli del CBD che ha effetti antipsicotici e antagonizza l’effetto psicosispettico del THC. Ci sono studi molto interessanti che mostrano come il CBD corregge le alterazioni prodotte dal THC.

Con i criteri di salute pubblica, si dovrebbe valutare se la prevalenza di condizioni psicotiche acute legate al consumo di Cannabis è aumentata. La schizofrenia è una psicosi cronica, cioè durerà per tutta la vita del soggetto. Le psicosi acute a cui ci riferiamo sono evenienze improvvise, di breve durata e reversibili nel corso di ore o giorni successivi al consumo, sono caratterizzate da massiccia ansia e angoscia, autoreferenzialità e talvolta elementi persecutori con marcata componente delirante, e in rari casi persino allucinazioni.

Questi effetti dipendono anche dal tipo di utilizzo e dal tipo di cannabinoidi e dosi utilizzate. Lo studio del cannabidiolo offre prove del suo effetto antipsicotico, almeno in aggiunta al trattamento e senza gli effetti collaterali dei farmaci convenzionali. Sono richiesti ulteriori studi clinici per giungere a conclusioni.

Non è lo stesso con il THC, il cui uso dovrebbe essere evitato o valutato con estrema cautela da persone con personalità con una tendenza o una storia familiare di psicosi; in questi casi meglio adoperare varietà o preparati che hanno bassi livelli di THC e alti livelli di CBD.

Alcuni pazienti beneficiano dell’uso aggiuntivo di preparati di Cannabis, ma ci sono anche quelli che mostrano segni di depressione. Sebbene ci siano alcune prove interessanti, come il miglioramento del sonno in questi casi e nelle depressioni ansiose, il livello di conoscenza che consente di sistematizzare l’uso della Cannabis con chiari parametri di dosi, tipi di depressione, ecc. non è stato ancora raggiunto. Pertanto, la ricerca scientifica dovrebbe concentrarsi in futuro sulla sicurezza e l’efficacia di queste applicazioni e in quali condizioni di utilizzo si possano ottenere reali benefici. Nell’esperienza clinica di molti studiosi, i sintomi depressivi associati a malattie croniche come il Parkinson, migliorano con l’uso di cannabinoidi.

Per quanto riguarda gli attacchi di panico, sarebbero anche collegati a una vulnerabilità preesistente, ma anche l’umore pre-esistente prima dell’uso del THC (paure, tristezza, ecc.) potrebbe svolgere un ruolo fondamentale, come già detto. Il CBD e alcune varietà naturali che contengono quasi esclusivamente questo cannabinoide possono essere utilizzate per il trattamento dei disturbi d’ansia. Queste evenienze possono verificarsi, ma di solito ciò avviene in coloro che abbiano consumato dosi più elevate di THC o abbiano associato il consumo di Marijuana ad altri farmaci.

Se pensiamo agli effetti sulla concentrazione, sul QI (il quoziente intellettivo) e sulla memoria a breve termine, la Cannabis può influenzarli a seconda di cosa, quando e quanto spesso venga consumata. Dopo un uso prolungato, queste alterazioni di solito si manifestano alla sospensione totale. Se usata occasionalmente e a basse dosi, l’effetto è limitato al momento esatto del consumo e non é neanche detto che si verifichi. Questo effetto avverso, in generale, non è indicato dai pazienti che ne fanno un uso finalizzato a scopi medici.

Effetti sulla capacità di svolgere azioni

Se parliamo degli effetti sulla coordinazione motoria e sulla capacità di guidare, ovviamente, non è consigliabile impegnarsi in questa attività sotto l’influenza della Cannabis o di qualsiasi altra sostanza psicoattiva. Tuttavia, è interessante analizzare il fenomeno, quindi, contrariamente a quanto accade con la concentrazione e la memoria, nelle persone che fanno un uso cronico, si sviluppa una compensazione per l’effetto sulla coordinazione motoria.

Questo non significa che bisogna consumare frequentemente Marijuana per abituarsi, al contrario, sarebbe meglio non guidare veicoli e utilizzare macchinari dopo aver fatto un consumo intenso d’erba. Va notato che esiste una grande differenza tra gli effetti della Cannabis e quelli dell’alcool e della cocaina, che sono:

  • esaltazione dell’umore,
  • tendenza all’irritabilità,
  • perdita di autocritica e sentimenti di onnipotenza,
  • tendenza a guidare coraggiosamente e in modo spericolato, senza cura di sé stessi e di terzi.

Oltre al “viaggio mentale” che la Cannabis induce, se le persone non stanno attraversando un brutto momento o hanno un quadro psicotico acuto sottostante, non perdono la consapevolezza sé e sono coscienti di essere sotto l’influenza di una sostanza esterna. Dovrebbe essere molto chiaro che ciò non giustifica il suo utilizzo in situazioni che possono rappresentare un rischio per sé o per terzi, ma va anche sottolineato che la Cannabis non va paragonata a droghe maggiori e neanche all’alcol.

E il cancro?

Si dice che causi il cancro. È l’esatto opposto.

I due cannabinoidi più importanti della pianta sono già stati dimostrati avere importanti azioni antitumorali e antimetastatiche per molti tipi di tumore e i meccanismi attraverso i quali hanno questi effetti agiscono sono stati chiaramente identificati da ricercatori del calibro di di M. Guzmán, C. Sánchez e M. Nabissi tra gli altri. Questi meccanismi includono la morte delle cellule tumorali per apoptosi, l’inibizione del fattore angiogenico (fattore che promuove lo sviluppo dei vasi nel tumore) e il fattore di migrazione cellulare. Al momento ci sono studi di ricerca di base, preclinici e osservazionali, che mostrano che in futuro questi composti potrebbero essere usati come agenti antitumorali, ma ci sono ancora pochissimi studi clinici che valutano l’efficacia.

Ciò che può causare il cancro è la via d’assunzione, come qualsiasi altra sostanza organica consumata in modalità di combustione incompleta (ossia quando viene fumata). Alcuni studi dimostrano che i regolari fumatori di spinelli di solito hanno una bronchite cronica sub-clinica, ma non sembrano tuttavia avere più incidenza nel cancro rispetto ai non consumatori di Cannabis. Ecco perché la cultura e l’uso dovrebbe spostarsi verso la vaporizzazione per ridurre i rischi del fumo aspirato.

Altri effetti meno rilevanti

Oltre a tutti questi effetti, l’uso di cannabinoidi può essere accompagnato da effetti avversi non gravi:

  • stanchezza,
  • sedazione e sonnolenza,
  • vertigini,
  • tachicardia,
  • singhiozzo,
  • ipertensione,
  • ipotensione ortostatica,
  • secchezza delle fauci,
  • diminuzione della lacrimazione,
  • rilassamento muscolare,
  • aumento dell’appetito,
  • infiammazione congiuntivale.

Cosa importantissima da far notare è che non vi è alcuna traccia di un singolo caso di overdose letale basato esclusivamente sulla Cannabis.

È necessario sapere che i cannabinoidi hanno un effetto bimodale. Ciò significa che a una dose hanno un effetto e un’altra dose, anche maggiore, può avere l’effetto opposto.

Un effetto collaterale da considerare per le possibili conseguenze che può avere è l’ipoglicemia, che se molto pronunciata può determinare forti capogiri, perdita di coscienza e cadute dovute a lipotimie. È importante avere sempre a portata di mano cibi ricchi di zuccheri come le caramelle o addirittura delle bustine di glucosio per invertire rapidamente la situazione.

Per quanto riguarda gli effetti cardiovascolari, è necessario prestare particolare attenzione alle persone con disturbi cardiovascolari e soprattutto a coloro che mischino cocaina e suoi derivati ​​con la Cannabis, poiché il rischio di insufficienza cardiaca, aritmie o infarto aumenta all’aumentare della frequenza cardiaca.

Indubbiamente, dovrebbero essere prese rigide precauzioni in caso di gravidanza, bambini, adolescenti e anziani e persone con malattie cardiovascolari, ma secondo numerosi pareri che è possibile trovare online non vi sono controindicazioni assolute all’uso medicinale, che in linea di massima dipenderanno dai cannabinoidi utilizzati e dalla gravità della condizione salutare di partenza.

Secondo quanto visto sopra, si dovrebbe comprendere che gli effetti collaterali devono essere valutati tenendo conto della situazione clinica e del paziente, del contesto di utilizzo, del tipo di cannabinoidi e delle loro dosi.

Effetti piacevoli dell’uso di Cannabis

Ovviamente, esistono numerosi effetti che non portano alcun fastidio agli utilizzatori, anzi sono molto apprezzati e piacevoli.

Allontanandoci da tutti gli effetti benefici che la Cannabis procura sul piano medico-salutare, molti effetti riguardano la sfera del pensiero. Fare uso di Cannabis vuol dire letteralmente “portare il pensiero in un altro luogo”.

Il primo sintomo evidente, a seconda ovviamente che si consumino varietà di Indica o Sativa, è un certo rilassamento e sensazione di benessere diffuso che lentamente si fa strada nel corpo. Il benessere infatti non è avvertito solo a livello cerebrale bensì anche a livello corporeo, andando a calmare e allentare tensioni accumulate durante il giorno.

In generale, la risata sfrenata è un effetto noto e comune del consumo di Marijuana, poiché lo stato di benessere e felicità è tale da porre ogni avvenimento sotto una luce positiva che inevitabilmente ci porterà a ridere.

La sensazione, descritta ad un livello ancora superiore, è quella di riuscire ad allontanarsi dai pensieri della vita quotidiana e dalle preoccupazioni, motivo per il quale molti utilizzatori ne fanno un uso più assimilabile a quello di una vera e propria droga e non di puro intrattenimento. Va ricordato che i problemi nella vita continueranno ad esistere e abusare del consumo di Cannabis non li risolverà, ma se non altro ne attutirà l’impatto per qualche ora. Ciononostante non è questo l’approccio che un consumatore dovrebbe adottare poiché il consumo di Marjuana porta dei benefici sul piano delle relazioni e della serenità personale (quando usata a scopo ricreativo) indipendenti dalla condizione sottostante, che abbiamo comunque precisato non deve riversarsi in un quadro di disperazione e tormento altrimenti l’effetto potrebbe essere opposto.